“In Italia il consumo di energia elettrica pro capite per l’illuminazione pubblica nel 2017 è stato il doppio di quello della media europea,” questo è il punto di partenza dello Studio condotto dall’Osservatorio sui Conti Pubblici e riportato dall’Università Cattolica.
“La spesa complessiva per illuminazione pubblica è di 1,7 miliardi di euro, pari a 28,7 euro pro capite rispetto a una media di 16,8 euro dei principali paesi europei. Alcune misure di efficientamento potrebbero generare un risparmio notevole senza creare disagi alla collettività, realizzando un importante contenimento della spesa e una forte riduzione dell’inquinamento luminoso”
Cifre e consumi in Italia.
Il rapporto continua con una fotografia dello scenario italiano comparato con quello tedesco: “Il consumo di energia elettrica per illuminazione pubblica in Italia nel 2017 è stato approssimativamente di 6.000 GWh, con un consumo pro capite di 100 kWh, pari al doppio della media europea di 51 kWh.(1)
Il consumo italiano è rimasto sostanzialmente stabile nell’ultimo decennio (nel 2007 il consumo era pari a circa 6.000 GWh) e la spesa italiana per illuminazione pubblica nel 2017 è stata pari a 1,7 miliardi di euro. (2)
Nel 2016 la spesa pro capite in Italia è stata di 28,7 euro, molto più alta della media dei principali paesi europei (16,8 euro), di Francia (20,3 euro), Regno Unito (14,2 euro) e Germania (5,8 euro). (3) Un’idea chiara delle differenze di consumo tra l’Italia e il resto d’Europa si può avere anche dalle immagini di “The new world atlas of artificial night sky brightness” e della NASA del 2016 (Fig.1), che mostrano la luminosità notturna del cielo d’Europa.
L’Italia è uno dei paesi più luminosi del continente. L’eccessivo consumo per illuminazione pubblica nel nostro paese è evidenziato anche dalla Figura 2, che riporta i flussi luminosi pro capite, a livello provinciale (NUTS3), di Italia e Germania.
La differenza tra i due paesi è notevole: la media di flusso luminoso pro capite per l’Italia è quasi il triplo di quella della Germania”.(4)
Fig. 2: Flusso luminoso pro capite (confronto Italia – Germania)
Quanto si potrebbe risparmiare nel breve e nel medio periodo
Il risparmio potenziale stimato, aggiunge l’ Osservatorio CPI, nelle Proposte per una Revisione della Spesa Pubblica di marzo 2014 era di circa 300 milioni nel giro di tre anni. Le misure previste erano distinte tra misure di breve e di medio periodo.
Le prime avrebbero consentito di generare risparmi a costo zero principalmente tramite lo spegnimento di:
- impianti di illuminazione pubblica extraurbana;
- punti luce di aree artigianali e industriali.
Attualmente nessuna di queste misure è stata adottata, forse per la diffusa convinzione di una relazione tra luminosità e sicurezza.
A tal proposito occorre notare che:
- le possibili aree di spegnimento non riguarderebbero aree urbane in cui circolano le persone;
- la convinzione che esista una relazione positiva tra sicurezza e luminosità è priva di fondamento scientifico: studi recenti hanno mostrato che non esiste alcuna correlazione statistica né tra maggiore illuminazione e sicurezza stradale, né tra presenza dell’illuminazione pubblica e eventi criminosi.
Le misure di medio periodo, invece, consistono nella sostituzione di impianti di illuminazione inefficienti e nel passaggio a illuminazione a LED. In effetti, il passaggio a LED sta avvenendo in molti comuni, ma presenta importanti criticità legate ai criteri ambientali adottati (discussi nel paragrafo successivo).
Altri possibili interventi di medio periodo non specificati nel 2014 comprendono:
- installazione di orologi astronomici o sensori di movimento;
- regolazione della luminosità di alcuni impianti;
- passaggio integrale a LED per gallerie e illuminazione semaforica;
- adeguamento dei servizi di manutenzione ai costi di mercato;
- impiego intensivo di sensori di movimento o di illuminazione adattiva.
Attraverso queste misure si stima che i consumi pro capite italiani potrebbero essere ridotti nel medio-lungo periodo del 50 per cento (arrivando, cioè, alla media europea di 51 kWh), generando risparmi notevoli.
Ciò è dimostrato dall’esperienza della Germania, che tra il 2007 e il 2016 ha ridotto la spesa pro capite del 53 per cento.
Al momento non esistono, quindi, norme che possono limitare efficacemente l’elevato consumo di energia elettrica per illuminazione pubblica. Eppure per il legislatore sarebbe una buona occasione: i risparmi potenziali sono considerevoli e una riduzione dei consumi non solo non comporterebbe alcun disagio alla collettività, ma assicurerebbe anche una significativa riduzione dell‘inquinamento luminoso.
Con i prossimi venturi fondi stanziati dall’Europa dovremmo essere nelle condizioni di definire piani operativi e investimenti focalizzati sull’efficientamento energetico e luminoso, non sarà “solo l’Europa a chiedercelo” ma soprattutto le generazioni future.
1Per la media europea il dato viene dal Rapporto Censis sull’Illuminazione Pubblica di gennaio 2017. Il dato italiano è una stima degli autori su dati Terna e Istat.
2 Stime degli autori su dati Terna e Istat. La lieve diminuzione della spesa rispetto al 2013, in cui la spesa era pari a 1,9 miliardi, è da imputare principalmente alla diminuzione del prezzo del petrolio.
3 Per il valore medio sono considerati Spagna, Francia, Germania e Regno Unito.
4 Falchi F., Cinzano P., Duriscoe D., Kyba C. C. M., Elvidge C. D., Baugh K., Portnov B. A., Rybnikova N. A., Furgoni R., “The new world atlas of artificial night sky brightness”, Science Advances, vol. 2, issue 6, pp. e1600377 (2016); DOI: 10.1126/sciadv.1600377; NASA Earth Observatory images by Joshua Stevens, using Suomi NPP VIIRS data from Miguel Román, NASA’s Goddard Space Flight Center.