Un prototipo del vaccino sarà convalidato entro l’anno, rende noto l’OMS, intanto i casi di Covid nel mondo sono oltre 55,1 milioni dall’inizio della pandemia secondo i dati diffusi dalla Johns Hopkins University.
Anche in Italia i contagi continuano purtroppo a salire: l’ultimo bilancio, relativo a lunedì 16 novembre, è di 27.354 positivi e 504 decessi a fronte di 152.663 tamponi.
L’International Ultraviolet Association (IUVA), sulla base dei dati di disinfezione attuali e delle prove empiriche, ritiene che le tecnologie di disinfezione UV possano svolgere un ruolo significativo in un approccio a barriera multipla per ridurre la trasmissione del virus che causa COVID-19, SARS-CoV-2.
Ricordiamo che l’UV è un noto disinfettante per aria, acqua e superfici che, se applicato correttamente, potrebbe contribuire a mitigare il rischio di acquisire un’infezione a contatto con il virus COVID-19.

“Disinfezione UV” e “UV” come prassi nella letteratura scientifica, medica e tecnica in particolare, si riferiscono all’energia luminosa UVC (luce 200-280nm)
nella gamma germicida che non è la stessa dell’UVA e UVB comunemente usata nei lettini abbronzanti o esponendosi alla luce del sole.
I raggi UVC con lunghezza d’onda di 254 nm sono chiamati UV Germicidal Irradiation (UVGI) ed è riconosciuta la letalità verso i batteri poichè mirano fisicamente il DNA dei microrganismi inibendone le capacità riproduttive in modo permanente.

Tempo di esposizione ed intensità sono i principali fattori che contribuiscono al raggiungimento di un Kill Rate soddisfacente-> KILL RATE = TEMPO x INTENSITÀ

UVC può aiutare a prevenire la trasmissione di COVID-19 riducendo la contaminazione? “Sulla base delle prove esistenti, sembra di sì” riporta la IUVA, ecco perché:”La luce UVC è stata ampiamente utilizzata per oltre 40 anni per disinfettare l’acqua potabile, le acque reflue, l’aria, i prodotti farmaceutici e le
superfici contro un’intera serie di agenti patogeni umani (Fluence UV Dose Required review IUVA)”.
Tutti i batteri e i virus testati fino ad oggi (molte centinaia nel corso degli anni, compresi altri coronavirus) rispondono a questa tipologia di disinfezione”.

E’ recente l’articolo del quotidiano El Mundo in cui viene reso noto l’utilizzo in alcuni presidi ospedalieri della Luce UVGI (Ultraviolet germicidal irradiation), come metodo di sterilizzazione e sanificazione degli ambienti e delle superfici delle stanze di malati affetti di Covid-19.
La Clinica Universidad de Navarra, in Spagna, per esempio si è dotata di un macchinario pioniere basato su lampade a raggi UV per sanificare le camere dell’ospedale in appena 5 minuti.
La tecnologia UVGI potrebbe aprire la porta a nuove applicazioni in questo ambito ?
Potremmo pensare di si e auguarci che avvenga nel modo più sicuro possibile.